Ieri, Michael Bay – autore di film come “Armageddon”, “Pearl Harbor” e la saga “Transformers” – è salito sul palco della Samsung ad una delle più grandi fiere dell’elettronica degli Stati uniti, il CES di Las Vegas. Era un evento promozionale, Bay avrebbe dovuto parlare dei nuovi prodotti Samsung insieme ad uno dei massimi dirigenti della Samsung, ma qualcosa non è andato come sarebbe dovuto.

Ci capita spesso di vedere in Tv o dal vivo persone che parlano in pubblico, a meno che non si abbiano grandi problemi di timidezza tutto ci appare come apparentemente molto facile. Si sale su di un palco con in mano qualche foglio, o anche no, e si comincia a parlare di qualcosa che conosciamo bene, o che dovremmo conoscere bene.
In realtà non è tutto qui.

Uno “speech” è una attività con le sue regole, che necessita molta più preparazione di quello che ci si possa aspettare. Non assomiglia nemmeno lontanamente a quello che abbiamo provato centinaia di volte a scuola durante un’interrogazione e anche li non sempre era così facile parlare.

Innanzi tutto bisogna saper controllare le emozioni, finché non le si sperimenteranno in prima persona non sapremo mai quanti scherzi siano in grado di farci le nostre emozioni. Una delle prime volte in cui ho parlato di fronte ad un pubblico numeroso (e per me molto importante) ho sperimentato una sorta di sdoppiamento della mia mente (non è una bella sensazione). Una parte del mio cervello governava la mia bocca indipendentemente dalla mia coscienza che contemporaneamente era indaffarata a dirmi quanto io fossi imbarazzante e quanto fosse incomprensibile ciò che stessi dicendo.

Poi bisogna avere padronanza del tempo e questa è una delle cose più difficili da fare, il tempo è tutto, e andrebbe sempre provato, bisogna esercitarsi a dare il giusto tempo alle nostre frasi e a padroneggiare le pause.

Quindi bisogna saper modulare la voce, come la punteggiatura è fondamentale nella scrittura, l’intonazione lo è nell’arte di parlare in pubblico, dobbiamo evitare di essere mono-toni cioè tenere per tutto lo speech la stessa intonazione, non esiste nulla di più soporifero.

Poi bisogna aver consapevolezza del proprio corpo, perché se non ci troviamo seminascosti dietro un leggio (al quale solitamente ci si aggrappa come se fosse un relitto di una nave appena naufragata), dovremmo usare il nostro corpo per agevolare la comprensione di quello che stiamo dicendo invece di distrarre i nostri ascoltatori.

Infine bisogna aver ben chiaro quello che vogliamo dire, non sempre è così, e molto spesso ci si affida alla nostra (sopravvalutata) capacità di improvvisazione.

Vi consiglio questo sito: http://www.ted.com/talks?lang=it io ne ho una sorta di dipendenza.